OPERE D'ARTE

Alberto Burri

Parola chiave: Fenditura

I "Cretti" costituiscono una delle serie più famose di opere di Alberto Burri.
L'artista comincia a realizzarli nel 1973 (Bianco CrettoGrande Bianco Cretto). 
I "Cretti" consistono in superfici quadrate o rettangolari, spesse, di colore bianco o nero, su cui si dipana un fitto intreccio di crepe e screpolature. L'aspetto assomiglia a quello dei terreni argillosi, crepati dopo lunghi periodi di siccità.
Per ottenere questo effetto Burri inizialmente impiega un impasto di bianco di zinco e colle viniliche, cui aggiunge terre nel caso di quelli colorati. Applica uno strato spesso di questo materiale su un supporto di cellotex e, quindi, sottopone l'opera a un processo di asciugatura/essiccamento. In anni successivi, con l'aumentare delle dimensioni, utilizza un impasto di bianco di zinco, caolino e terre, che dopo essiccature ricopre con vinavil.

I "Cretti" rivestono un'importanza particolare nell'evoluzione artistica di Alberto Burri. Dopo i cicli precedenti, in cui adoperava sacchi, legni, ferro, plastica, ritorna infatti agli strumenti del pittore: la tela, il colore e i materiali terrosi.

Attraverso la crepatura superficiale del materiale l'artista ottiene due risultati:
- evoca l'idea del trascorrere del tempo,
- affida alla tramatura superficiale del materiale tutta l'efficacia espressiva e decorativa dell'opera, senza l'ausilio di contrasti cromatici.
Con i "Cretti" Burri giunge a un livello nuovo di severità e compostezza nella composizione. In qualche modo si riallaccia, così, all'ordine e alla compostezza della pittura rinascimentale.

BIANCO E NERO CRETTO, 1972.







Giovanna De Sanctis Ricciardone

Parola chiave: Dinamicità

Un’ altra eredità del Barocco cara all’artista è quella della torsione ; dei corpi, del piano, dello spazio, dello spirito... Nei lavori degli anni 80’ lavora con questo elemento, affascinata dalla geometria delle rigate, strumento di tortura del piano, componendo un ibrido tra Barocco e Futurismo.

“Nel ’900 l’arte ha perso il debito antropomorfico che l’aveva a lungo vincolata, esplodendo in ogni direzione spaziale. Ma già tre secoli prima il barocco prodigiosamente materializzava il volo. Bernini liberava la forma [...], la avvitava verso il cielo. Gli angeli sono quelli che volano in ogni direzione e se ne fottono della verticale e del centro [...], sono il simbolo del polimorfo che vola nell’aria e percorre liberamente lo spazio. La materia pesante della scultura aveva preso il vento, come le vele dei galeoni, improntata dalla forma caotica delle forze contrastanti dell’universo, in un momento di prodigiosa intuizione simbolica che non a caso coincide con la prima scientifica cognizione delle forze della fisica. Ho sempre visto, il Futurismo [...], come l’esito novecentista di questo percorso.”

 TORSIONI





Banksy e la sua guerrilla art

Parola chiave: Comunicazione

Per parlare dell’opera di Banksy si può fare riferimento alla guerrilla art, in cui autori anonimi lasciano tracce senza mai svelare la propria identità e che agiscono sullo spazio pubblico urbano lanciando spunti di riflessione sulle tematiche della contemporaneità.

La società occidentale con tutte le sue assurdità e paradossi è il bersaglio dell'artista, che facendo ricorso a una serie di soggetti ripetuti ne svela le paure e gli errori. La cultura di massa della società capitalista non ha segreti per l’artista inglese, che affronta con la sua arte argomenti difficili e a volte dolorosi in opere umoristiche che riescono a sensibilizzare chi le guarda e a creare come risultato una coesione maggiore nel tessuto urbanistico delle città. Un linguaggio semplice e diretto che però nasconde molti livelli di significato apprezzabili da chiunque.

Bambino con un giubbetto salvagente

 Protagonista del graffito è un bambino con in mano un razzo segnaletico, che cerca di indicare qualcosa ai passanti catturando la loro attenzione. Crisi geopolitica, questione dei migranti, crisi dell’arte contemporanea, sono tanti i temi sollevati da quest’opera realizzata in un luogo così particolare in un’occasione solenne come la Biennale di Venezia. 

Il judo contro Putin

Molto forte e simbolico è anche un altro graffito avvistato a Borodyanka, raffigurante un uomo che viene colpito a colpi di judo da un bambino molto più piccolo di lui.  Il simbolismo dell'opera era inequivocabile: un'allusione alla storia biblica di Davide e Golia, l'improbabile trionfo di un perdente, nonché un cenno al tanto pubblicizzato amore del presidente russo Vladimir Putin per l'arte marziale giapponese.



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